Storie di bottega
Inizierò una serie di racconti con un episodio che ci porta indietro nel tempo e che io ho sentito spesso raccontare da mio Padre tanto che la frase che poi da il titolo al racconto è diventata un luogo comune nella famiglia Mortet , leggendo la storia ne capirete il significato.
Torniamo indietro di oltre 100 anni
ﮕA PROFESSO ‘, MA LA GUERA E’ FINITA…..
Questa storia ci riporta indietro nel tempo , esattamente alla prima guerra mondiale .
Il Mortet implicato in questo racconto è mio nonno Dante, classe1889 fiorentino di nascita giunto a Roma all’età di un anno ,all’epoca professore al Reggio Museo di Napoli ,così venivano chiamati gli istituti d’arte , la data esatta non è conosciuta ma l’episodio si può collocare intorno alla fine del 1917.
Dante Mortet riceve la cartolina di richiamo alle armi, come riservista, con l’ordine di presentarsi al distretto di competenza ; lui aveva prestato servizio militare presso il genio aerostieri a Vigna di Valle vicino Roma (lago di Bracciano) sapeva che in caso di richiamo avrebbe dovuto recarsi al “vecchio “ reggimento, quindi pensò di ritornare a Roma per poi recarsi a Vigna di Valle snobbando la cartolina rosa Napoletana, anche perché da Socialista l’idea della guerra non è che lo entusiasmasse , il Partito Socialista era schierato in massa contro l’intervento dell’Italia nel conflitto definendolo la guerra della borghesia , solo alcune minoranze del partito capeggiate dall’allora direttore dell’Avanti Benito Mussolini erano interventiste e gli costarono le dimissioni dalla direzione del giornale ma questa è un ‘altra storia.
Torniamo a Dante ,il quale a pochi giorni del suo rientro a Roma ricevette la visita dei Carabinieri ,fu arrestato e tradotto a Regina Coeli e accusato di essere renitente alla chiamata ,un’accusa molto seria in tempo di guerra.
Riuscì a sfangarla facendo credere che la cartolina rosa indirizzata al suo recapito napoletano era arrivata a destinazione dopo la sua partenza per Roma e quindi lui ne era all’oscuro ed in perfetta buona fede ,il tutto poi non era così lontano dalla verità. Fatti gli accertamenti venne creduto ma rimaneva il problema di raggiungere il reparto ,il caso volle che nel distretto di Roma Dante incontrò il Prof .Mario RUTELLI, Palermitano nonno di Francesco l’ex sindaco di Roma, famoso scultore ,autore della fontana dell’Esedra con cui Dante ,insieme con il fratello Armando, aveva collaborato in passato ed era nata una amicizia fra di loro.
Il Rutelli ,a sua volta amico intimo di Emanuele Orlando anch’egli Palermitano e Primo Ministro di allora , promise un suo interessamento verso Dante per non farlo partire .
Dante fu aggregato al reparto sanità al Celio anche sfruttando un suo serio problema di vene varicose, la contropartita fu di andare a lavorare nei momenti liberi nello studio del Rutelli ovviamente gratis.
Tutto questo durò fino ad armistizio avvenuto quando Dante decise di non andare più nello studio Del Rutelli .
Passarono alcune settimane e i due si incontrarono ,il Rutelli piuttosto alterato e seccato apostrofò Dante dicendo “ma perché non sei più venuto allo studio ho tante cose da finire !” e Dante rispose candidamente “ A PROFESSO’,MA LA GUERA E’ FINITA……” e da allora presso i Mortet quando si chiede troppo o l’impossibile spesso ci si sente rispondere “guarda che la guera è finita”
A buon intenditor poche parole.
Stralcio da NINFE ROMANE DELLA FONTANA DELLO SCANDALO di Tommaso Dore
Pubblicato da Agenzia Fuoritutto 2012
Della collaborazione fra Rutelli e Galdi e delle connesse disavventure
giudiziarie resta una fotografia fatta con l’autoscatto il giorno in cui furono
prosciolti in sede istruttoria da ogni accusa per avere “in concorso tra loro”,
a scopo criminale, eseguito opera di particolare pornografia atta a suscitare la
“popolar libidine”.
Ma non è finita qui! Passati dieci anni, nel 1911, lo scandalo tornò d’attualità
quando Rutelli propose di completare l’opera con il Tritone, in occasione del
Cinquantenario dell’Unità d’Italia, che fu accolto con divertito sarcasmo dai
romani in quanto, pur essendo il simbolo del dominio dell’uomo sulle forze brute
della natura, raffigura di fatto un uomo nudo che stringe tra le braccia
vigorose un grosso pesce da cui scaturisce un potente getto d’acqua. Il popolare
cantastorie, Sor Capanna, scrisse a tal proposito un salace stornello: “C’è a
piazza delle Terme un funtanone / che uno scultore celebre ha guarnito / co’
quattro donne ignude a pecorone / e un omo in mezzo che fa da marito. / Quanto è
bello quer gigante / lì tra in mezzo a tutte quante: / cor pesce in mano /
annaffia a tutte quante er deretano.”
Il gruppo scultoreo iniziale – realizzato in pietrite alla cui forma avevano
collaborato Armando e Dante Mortet – di chiara derivazione classica (vedi
Lacoonte) non piacque al Galdi, perché avrebbe appesantito la fontana. Venne
sostituito dal Glauco berniniano, più snello, elegante e slanciato.
Il vecchio Tritone abbandonato in una buca di Piazza Vittorio, dalla quale fu
tratto nel 1990, è possibile vederlo senza targhe, né nomi, in una fossa
circolare della stessa Piazza nota anche ai romani per la Porta dei Misteri
(Tommaso Dore)
questa è una seconda storia rimasta nella storia della famiglia ,anni sessanta…..
A… Gardenia
La storia che sto per raccontarvi riguarda l’allora neonata e rinata bottega dei Fratelli Mortet ,siamo intorno al 1961 e la bottega aveva avuto una importante commissione da parte dell’Ente Fiera di Milano .
L’ente era organizzatore di un evento , o meglio un premio per la cinematografia ,che però non guardava
La settima Arte sotto il profilo artistico e culturale come prassi , ma invece si premiava l’aspetto industriale della cinematografia ,l’organizzazione ,il marketing e il più importante l’incasso al botteghino.
Il premio denominato MIFED acronimo di Mercato Internazionale Film e Documentari ,coordinato dall’allora segretario generale della Fiera Dott. Franci, romano, a cui venne in mente di utilizzare la Fontana dei quattro Fiumi di Piazza Navona ,ovviamente una riproduzione in miniatura, anche perché le figure presenti sul’opera rappresentano i quattro continenti ,ed i loro fiumi,conosciuti all’epoca ,quindi aveva un carattere di internazionalità . La bottega ricevette l’ordinazione e realizzò il trofeo in argento ,un vero capolavoro di cesello.
Ma il racconto non riguarda il lavoro in quanto tale ,ma la sua consegna , avvenuta con un viaggio rimasto nella storia della bottega e che ancor oggi e vivo nella memoria.
Bisogna innanzitutto capire “l’umore” della bottega di quell’epoca ed i suoi componenti ,l’andare a Milano era come andare all’estero ,non è che si viaggiava con la facilità di oggi ,e i nostri personaggi ricordano in un certo senso Totò e Peppino quando arrivano a Milano nel Film “Totò Peppino .. e la malafemmina”.
La formazione vedeva in campo Virgilio ed Aurelio , i due fratelli Mortet,Angelo Lazzarini ,”Angelino” collaboratore della Bottega e Giovanni Giannotti altro collaboratore storico .
Il luogo è il ristorante all’interno Della Fiera di Milano , locale molto lussuoso di livello superiore di cui lascio immaginare l’ambiente “ovattato” e professionale come si addice ad un ristorante di classe.
I nostri 4 amici ,dopo aver consegnato il Trofeo ,si recano appunto nel ristorante in oggetto per la cena, il Maìtre consegna il menù e resta in attesa delle ordinazioni . Gli occhi di due dei componenti la nostra squadra vanno irrimediabilmente su di un piatto che ne stimola la fame , il piatto era Bucatini all’amatriciana gli “attori” Aurelio ed Angelino. Senza esitazione ordinano al Maìtre il bucatino nonostante il parere contrario degli altri due commensali, che cercarono in ogni modo di far desistere i due dalla scelta a loro giudizio insensata portandoli verso un piatto della cucina Milanese come il Risotto o quant’altro anche perché non è che a Milano ci si andava tutti i giorni ed era più logico ordinare un piatto della cucina locale , ma i due irremovibili vogliono il”Bucatino” e bucatino sia.
Il problema si pone al momento in cui viene servito in tavola “il Bucatino” ,i due con occhi sbarrati dallo stupore si trovano ad osservare nel loro piatto dei “Sedanini” una sorta di piccolo rigatone , con un non meglio identificato condimento , e poi ,“orrore” , una noce di burro in cima al tutto.
Terrorizzati da questa apparizione ,ed anche perché in preda ai morsi della fame , i due cominciano ad agitarsi ed il più intraprendente ,Angelino, vuole chiedere spiegazioni ,cerca con lo sguardo il Maìtre e lo vede in fondo alla sala nelle sue funzioni : Non sapendo come attirare la sua attenzione Angelino comincia a sbracciarsi ma senza successo , allora visto il fallimento delle segnalazioni visive tenta con quelli sonori ,ed è così che una voce rompe con violenza il silenzio in sala e si ode “ a …Gardenia” ,riferendosi al fiore all’occhiello del meìtre . Il direttore di sala si avvicina con un certo imbarazzo al tavolo e chiede appunto che cosa volevano i Signori . Angelino va subito al sodo comunicando che avevano ordinato dei bucatini all’amatriciana e quindi c’era stato uno sbaglio , il maìtre in modo professionale risponde che sarebbe andato a chiedere chiarimenti in cucina e porta via i piatti. Dopo qualche attimo ritorna e riporta i piatti Dicendo che lo chef aveva confermato che trattasi di bucatini all’amatriciana . Lascio immaginare la faccia dei nostridue amici stupita ed attonita , ed Angelino appena riavutosi dall’emozione apostrofa il Maìtre ,anche per non darla vinta, e in romanesco formula “ te do n ‘consiglio … cambia er coco”.
( il trofeo Mifed)