Roma e le sue acque d’argento
(Come nasce un centro tavola in argento)
Questo è un esempio di traduzione in argento di una fontana di Roma(nel caso specifico la fontana dei due tritoni alla Bocca della verità) di cui vi illustreremo la lavorazione nelle sue varie fasi.
Si parte ,come per ogni realizzazione creativa, da un disegno progettuale che studi e stabilisca l’armonia delle proporzioni delle varie parti.Prima tra queste è la vasca, o bacino; segue la roccia sulla quale poggiano questi tritoni e infine,al culmine,la coppa o catino .
I MODELLI
Per realizzare il bacino si inizia con il tracciare il profilo negativo della cornice o modine su una lastra di metallo di circa mm 0,50 di spessore.
Il modine si fa scorrere lungo una sagoma ricavata dalla pianta ottagonale del bacino stesso. Così si crea una cornice positiva nel gesso ancora duttile.
Una volta indurito il gesso si intestano le estremitā creando cosė il modello di uno degli otto lati del bacino.ė
Una volta eseguito il modello in creta della roccia ,che ïŋ― una libera espressione di fantasia creativa molto apprezzata nella scultura settecentesca,su procede al getto di una cosiddetta forma persa,per trasformare lïŋ―opera di creta in gesso. Ecco: il modello in creta diviso nelle due parti da lamelle di rame.
Coliamo il gesso su una delle parti. Quindi a gesso indurito ,togliamo le lamelle.
Completiamo la forma ,passando allïŋ―altra metïŋ―. Avremo avuto cura di umettare con un leggero velo di olio ,la parte del gesso a contatto per favorire poi il distacco successivo. Aperta la forma la liberiamo dalla creta ,per poi richiuderla dopo averla unta dïŋ―olio ,prima di versarvi il gesso liquido fino a riempirla.
Estraiamo la forma positiva cosïŋ― ottenuta ,rompendo il negativo con un piccolo scalpello ,facendo attenzione a non recare danni allïŋ―opera. Con altrettanta cautela si procederïŋ― a lavorare il gesso per ricavare particolari effetti plastici impossibili ad ottenersi sulla creta
Le figure dei tritoni rappresentano la parte piïŋ― impegnativa,sia per la loro funzione espressiva , sia per la rappresentazione del nudo , da sempre limite di distinzione tra lïŋ―artista ed il decoratore. Per plasmare le figure si userïŋ― cera dïŋ―api,materiale elettivo per modellare grazie alla sua proprietïŋ― di ammorbidirsi al calore.
La coppa o catino ïŋ― stata plasmata in creta, altro materiale duttile che permette la rapida realizzazione di un volume dïŋ―insieme. Un procedimento identico a quelle usato per tradurre la forma della roccia da creta in gesso ,ci permette di ricavare da una forma negativa il modello in cera del catino.
In quest’ultimo passaggio ,abbiamo completato la serie dei vari
pezzi che compongono l’opera .
Questi li osserviamo qui assemblati ,per poterne verificare le proporzioni e l’effetto d’insieme.
LE FORME
Le forme negative ci permettono di cavarne forme positive in cera di spessore adatto alla fusione in ïŋ―cera persaïŋ―.Tali forme ci consentiranno poi di conservare negli anni ,stampi fedeli allïŋ―originale modello creativo.
Partiamo dalla forma di un elemento del bacino che viene eseguita in gesso . Osserviamo questo elemento compositivo ïŋ―in portataïŋ―, vale a dire predisposto per la lavorazione. Per distaccare il gesso da gesso si usa del silicone a spruzzo o benzina nella quale sia stata disciolta una leggera quantitïŋ― di cera o qualche goccia dïŋ―olio.
La lavorazione ha inizio conl’esecuzione di due tasselli laterali e della madreforma che li racchiude.I tasselli stessi servono ad agevolare l’estrazione dalla forma negativa,prima del modello ,poi delle cere occorrenti per la sua fusione.
Il primo tassello , come vediamo ,ïŋ― stato lavorato in modo datrasformare il lato perpendicolare in obbliquo.
Poi i due tasselli staccati ,perchïŋ― se ne capisca la funzione.
Infine vediamoli applicati ai lati del modello ricoperto interamente dalla madreforma
Estratto il modello insieme ai tasselli che,grazie al lato obliquo ne hanno facilitato lïŋ―uscita , e ricollocati gli stessi al loro sesto nella madreforma.
La forma negativa ora ïŋ― pronta per ricevere la cera.
Per formare il la coppa o catino,abbiamo scelto il silicone, sostanza il cui impiego più semplice rende più comprensibile e chiaro il processo tecnico. Infatti il silicone è una sostanza chimica liquida che, unita in percentuale ad un catalizzatore, diviene gommosa e quindi rende superfluo l’impiego dei tasselli.
Essendo inoltre sia distaccante che resistente al calore,si separa molto bene sia dal gesso che dalla cera anche quando quest’ultima è molto calda. In sequenza osserviamo il modello del catino finale,prima in portata
poi ricoperto da uno spessore uniforme di creta sul quale costruiremo una madre forma di gesso
A gesso indurito apriamo la forma e la liberiamo dallo strato di creta.
Nel vuoto che si ïŋ― creato tra modello e madreforma,attraverso dei canali di immissione,introduciamo il composto di silicone che,in 4-5- ore assumerïŋ― una consistenza gommosa.
Ripetiamo lo stesso procedimento con la parte dellïŋ―opera cui abbiamo dato il nome di roccia
e i tritoni modellati in precedenza .
Ecco il set di forme al completo.
LE CERE
Dalle forme negative occorre adesso ricavare una impronta vuota di cera positiva . Si tratta di un sottile strato di cera dïŋ―api,dello spessore minimo di 2mm. La Perfetta esecuzione di questa fase ïŋ― essenziale per una buona riuscita della successiva fusione in argento.
Iniziamo quindi con un elemento del bacino o vasca che,essendo in gesso ,va umettato con un lieve strato dïŋ―olio nelle parti che verranno a contatto con la cera riscaldata a circa 60 gradi: questo accorgimento non verrïŋ― osservato per la forma al silicone essendo questo come sïŋ―ïŋ― detto resistente al calore ed atto a discaccarsi con relativa facilitïŋ―
Coliamo la cera nella forma ,controllando attentamente lo spessore dellïŋ―impronta che ne risulterïŋ― . in questa particolare operazione,la sola maestra valida ïŋ― lïŋ―esperienza poichïŋ― ïŋ― impossibile adoperare strumenti di misurazione . Il giudizio ,cosïŋ― come avviene negli altri momenti dellïŋ―esercizio di questa arte, ïŋ― lasciato allïŋ―occhio di chi la pratica.
Adesso liberiamo la forma dal superfluo .
In sequenza ,vediamo la forma vuotata con la sottile pellicola di cera aderente alle pareti,pellicola di giusto spessore.
Tolta dalla forma ,essa costituirïŋ― lïŋ―elemento di avvio nella costruzione dellïŋ―ottagono che fa da base allïŋ―opera.
Procediamo alla stessa operazione con la forma negativa dellïŋ―elemento roccia
Asportato il superfluo ,sempre tenendo dïŋ―occhio lo spessore della cera che va solidificando sulle pareti,apriamo la forma per estrarne il calco in cera pronto per la fusione. Ripetiamo lïŋ―identica operazione per cavare i calchi in cera dei Tritoni (1) e del catino o coppa (2)
(1)
(2)
Qui,allineati osserviamo tutti i calchi di cera pronti per la fusione in argento. La colorazione della cera ïŋ― selettiva. La nostra bottega ,per tradizione antica , impiega il cinabro per tingere la cera delle parti decorative di rosso. Quanto ai ïŋ―nudiïŋ― si lascia alla cera il suo colore naturale.
LA FUSIONE
La fusione ,cosïŋ― detta in “cera persa” risponde ad una tecnica antichissima che permette di trasformare qualsiasi calco o forma di cera ,im oro ,argento o bronzo .Vediamo le varie fasi eseguite secondo i metodi aggiornati.
Prendiamo per esempio il calco in cera della “roccia”.In basso notiamo un tronco di cono da cui in un primo tempo uscirïŋ― la cera . Successivamente a cilindro rovesciato diverrïŋ― il foro di colata del metallo fuso ,che attraverso i cannelli di cera divenuti canali occuperïŋ― tutto il vuoto della forma ,ora poniamo il tutto dentro un cilindro metallico.
Qui osserviamo alcuni strumenti che serviranno a riempire il cilindro contenente la cera con un composto speciale che tradizionalmente era costituito da una parte di gesso e da tre parti di polvere di mattone
In un recipiente versiamo l’acqua in dose accuratamente calcolata
e quindi aggiungiamo ad essa il gesso fino a vederlo affiorare
Poi dopo averlo amalgamato(1) e colato nel cilindro (2)mettiamo il cilindro stesso sotto una campana di vetro,creando allïŋ―interno di essa un vuota dïŋ―aria per mezzo di una pompa,facilitando in tal modo lïŋ―uscita dellïŋ―aria inglobata nel gesso ed evitando cosïŋ― la formazione di fastidiose bolle(3) Questo procedimento permette al gesso liquido di riempire totalmente e perfettamente lïŋ―interno della forma,costituendone la cosïŋ― detta anima
(1) (2)
(3)
Trascorse allïŋ―incirca 4 ore ,poniamo il cilindro in un apparecchio detto scolacere. Questo ïŋ― formato da una vasca quadrata fornita di una griglia capace di ospitare 4 cilindri. In questa vasca,immettiamo acqua in quantitïŋ― pari alla metïŋ― della sua capienza . Unïŋ―apposita resistenza elettrica manderïŋ― lïŋ―acqua in ebollizione (1)
Unïŋ―altra struttura,dotata di un coperchio(2) ,creerïŋ― uno spazio chiuso in cui il vapore prodotto dallïŋ―ebollizione dellïŋ―acqua raggiungerïŋ― circa cento gradi permettendo alla cera (che fonde a 60 gradi) di uscire dal gesso, depositandosi nellïŋ―acqua sottostante.
(1) (2)
I cilindri estratti dallo scolacere ,dovranno essere posti in un forno e portati alla temperatura di 0ttocento gradi per essere disidratati,prima di ricevere la colata di metallo fuso.Facendo calare la temperatura a 400 gradi,si toglieranno i cilindri perchïŋ― vi si possa colare lïŋ―argento
Successivamente gli stessi cilindri vanno inseriti in questa macchina denominata Vacoom.
Essa ïŋ― composta da una struttura cubica,nel cui interno ïŋ― collocata una pompa aspirante,e da un cilindro superiore.Una volta azionata ,tale pompa crea una depressione nel cilindro ,al centro del quale si nota un invaso (1)che ha nel fondo una valvola azionata da un pedale(2) esterno.
(1) (2)
Il cilindro viene collocato nella sede che ne esclude ogni ingresso d’aria
Dopo un attento controllo ,azioniamo la pompa,fermandola al valore di depressione stabilito.(1)
(1)
Fuso l’argento ,estraiamo il crogiolo dal forno (1)con un attrezzo adeguato accostandolo al cilindro pronto per ricevere la colata
(1)
In considerazione della proprietïŋ― specifica dellïŋ―argento, per una perfetta riuscita la forma deve avere una temperatura di 400 gradi circa,misurata questa dal pirometro del forno.Quanto alla temperatura del metallo ,che deve essere a questo punto di 900 gradi ,a controllarla puïŋ― e deve essere soltanto lïŋ―occhio esperto del maestro che la valuterïŋ― osservando il colore del metallo fuso
Questa fase estremamente delicata, ïŋ― bene evidenziata da queste immagini ;nellïŋ―attimo che precede la colata abbassiamo il pedale che aprirïŋ― la valvola dellïŋ―invaso al fondo del cilindro. Lïŋ―argento fuso(1) viene cosïŋ― aspirato nel vuoto della forma,riempiendola in ogni sua parte.(2)
(1) (2)
Un getto dïŋ―acqua servirïŋ― a liberare facilmente la forma dal gesso disidratato. Tolto il cilindro appare luminosamente evidente che lïŋ―impegno del maestro ïŋ― stato premiato da una fusione perfetta.
Continuando con lo stesso impegno e la stessa sapienza tecnica,vediamo le varie parti in cera dellïŋ―oggetto tramutate in argento.
IL CESELLO
Il verbo cesellare ïŋ― comunemente usato per descrivere precisione e raffinata bellezza. Esso deriva da CESELLO uno strumento (una sorta di scalpelletto) che,in diecine di esemplari simili ma diversi per misura lïŋ―uno dallïŋ―altro, e con lïŋ―ausilio di un piccolo martello detto MAZZETTA,serve a ricavare,addolcire,sminuire
Esaltare,porre in luce o in ombre,le forme che il metallo ha assunto per opera dello scultore.
Grazie al cesello materie giïŋ― splendide come lïŋ―oro e lïŋ―argento e con esse il non meno pregiato bronzo,raggiungono preziositïŋ― di decorazione e rilievo, degne di essere equiparate ad opere di alta oreficeria.
Ogni vero cesellatore si costruisce i propri ceselli dando cosïŋ― al proprio lavoro caratteristiche di identitïŋ― individuali,secondo tradizioni antiche che ancora oggi permettono di distinguere e riconoscere la scuola Fiorentina da quella Romana, Francese Fiamminga o Tedesca.
Per fare un cesello si usa una barretta di acciaio a sezione quadrata che abbia un lato da 3 a 12 mm. a seconda delle esigenze e delle caratteristiche del lavoro da eseguire.Con un seghetto (1) tagliamo un segmento di circa 10 cm. dalla barretta.Lavorando con apposite lime (2) daremo al cesello la forma voluta e la sua precisa identitïŋ― di strumento
(1) (2)
Possiamo dividere pr semplicitïŋ― i ceselli in categorie che qui vediamo rappresentate:
Questi sono i PROFILI : essi servono a tracciare linee, possono essere diritti (1)
piïŋ― sottili o piïŋ― spessie di diverse curvature (2)
(1) (2)
Seguono i PIANATORI : battendo sul metallo ne perfezionano le superfici u le modellature.Sono lisci (1)o a pelle .Questi ultimi hanno una granulositïŋ― di composizione metallica che li assimila alla pelle e sono particolarmente utili per dare un tocco di verismo al modellato dei nudi.
(1)
Quindi i PIANATORI PER FONDI che hanno una grana metallica spessa,battuti sui fondi dei bassorilievi ,danno profonditïŋ― prospettica alla modellazione.
Infine i RIGATINI che servono a tracciare una serie di linee parallel minute e minutissime ,utili a rappresentare capigliature,criniere e quanto altro necessita di una quasi microscopica perizia rappresentativa.
I ceselli detti a SELLA DI CAVALLO nelle loro varie dimensioni ,danno nitidezza a superfici e rilievi tondeggianti ,come rami, fronde,foglie,dita di mani ,piedi,muscolature ecc.
le FAVETTE sono invece utilizzate per ottenere intensi effetti di chiaroscuro.
Ora vediamo la preparazione del materiale di riempitura che ïŋ― necessario percolmare il vuoto interno di ogni oggetto in metallo che si vuole cesellare. Data la leggerezza di spessore dell’oro o dell’argento , la riempitura ïŋ― indispensabile per assorbire le battute di cesello ,pur se queste vengono applicate con il massimo scrupolo e destrezza di mano.A questo particolare si usa un umile e poco attraente composto di una dose di pece greca,in terzo di bitume, una metïŋ― di gesso con l’aggiunta di un decimo di grasso.
Versato l’impasto di pece nei vuoti delle forme e lasciatolo solidificare,l’oggetto sarïŋ― pronto per le operazioni di cesello.
In queste sequenze ,osserviamo il cesellatore al lavoro e possiamo apprezzare il contributo di perfezionamento e impreziosimento che si deve all’abilitïŋ― e l’esperienza dell’artista.
La lucidatura con una ruota di panno morbido esalta la lucentezza propria dell’argento.
Per la costruzione del bacino o vasca non occorre cesellatura .Essa viene eseguita con l’ausilio si compassi e lime, in una ordinata e semplice sequenza quasi meccanica.Le testate vengono sagomate per essere inserite seguendo la linea del raggio.Gli elementi che compongono il bacino vengono assemblati ,saldati ed infine lucidati.
Una lastra perfettamente piana, fissata con quattro piccoli dadi su perni a vite,farïŋ― da fondo all’opera.Su questa lastra vengono impressi i marchi che dichiarano nome,cognome,paternitïŋ― e per cosïŋ― dire gruppo sanguigno o DNA dell’opera stessa.
I marchi di solito sono tre:
Il primo obbligatorio di legge identifica il luogo e il numero di registro della bottega fornito dallïŋ―autoritïŋ― statale a chi ïŋ― autorizzato a lavorare metalli preziosi.
Il secondo anchïŋ―esso obbligatorio di legge attesta il titolo del metallo indicando la percentuale in millesimi del metallo prezioso.
Il terzo ïŋ― il simbolo o lo stemma della bottega e ne
rappresenta la tradizione depositatata e affermata.
L’ASSEMBLAGGIO
Come si ïŋ― giïŋ― visto per ragioni pratiche di esecuzione e pulitura, l’operaïŋ― stata composta in quattro soli elementi: bacino o vasca, la roccia,le figure dei tritoni e il catino o coppa.
Un solo perno a vite (1) fisserïŋ― catino, tritoni alla roccia ; due perni (2) uniranno questi elementi al bacino.
(1) (2)
L’opera e compiuta,salda nella sua veste argentea,poggiata su una base di legno d’olivo.
Eccola appena uscita dal suo alveo naturale della bottega…………
la fontana ,insieme ad altri simili opere della Bottega d’arte Mortet,figura sulle mense nunziali allestite nello storico Palazzo Brancaccio ,un luogo Romano di elezione per matrimoni degni di memoria.
e fuori nella sua originale forma di fontana marmorea nella piazza della Bocca della Veritïŋ― a Roma ,in cui la eresse Carlo Bizzaccheri nel 1717 e da dove ïŋ― stata tradotta in questa miniatura d’argento muta d’acqua ma eloquente di luce.
Da un’idea di Virgilio Mortet
Testo di Vincenzo La Bella
Riprese fotografiche Laura Mortet
a.d. MMIV